mercoledì 23 giugno 2010

appunti di psicoanalisi. L'illusione e il desiderio dell'accettazione

"L'idealizzazione del gruppo viene pagata con il rischio di violenza verso quelli che sono esterni al gruppo. L'arte è la sublimazione più appagante; ma solo alcuni vi possono accedere. Rimane la religione , che fino a questo punto è stato l'appoggio più sicuro della cultura. La forza delle idee religiose è notevole, perchè esse hanno il loro ancoraggio affettivo nell'esperienza infantile: l'idealizzazione del padre, al quale l'adulto non ha voluto rinunciare. le idee religiose sono un tesoro di idee spirituali che aiutano ad accettare la rinuncia pulsionale perchè consolano l'individuo, garantendogli una protezione e speigandogli gli enigmi dell'universo.

Le idee religiose sono di conseguenza delle illusioni: ciò non siginfica, necessariamente, che siano false o impossibili, anche se nessun argomento razionale le giustifica, ma che esse obbediscono ad una logica del desiderio.
La fede non si appoggia su una volontà di verità, ma sul desiderio che sia così. se i riti religiosi avvicinano il fenomeno religioso alla nevrosi ossessiva, la rivelanzione religiosa è da considerare all'interno delle analogie con i processi deliranti. E' la credenza comune che distingue la prima dagli altri."

Così il desiderio che non rientra nella morale cattolica è amorale, e l'illusione di vivere una porpria realtà, diversa da quella comunemente accettata diviene frustrazione. L'accettazione è conseguente la conformità, delle proprie idee, dei propri pensieri, del proprio corpo, della propria sessualità, sfera intima della propria personalità. Nasce così la proibizione diretta e indiretta di pensare, come azione antagonista alla cultura dominante. Vivere e provare sensazioni ed esperienze fuori da questa logica "normale" ci fa abbandonare quella "sicurezza psichica ottenuta grazie alla fede"

La frustrazione, la non accettazione, il desiderio pensante è la conseguenza diretta dello scambio fra la sicurezza della norma e la possibilità di una felicità vera.
Per questo "la genesi del senso di colpa nell'individuo può essere messa in rapporto con la genesi di colpa collettiva.
L'aggressione è introiettata, interiorizata, capovolta verso l'Io da cui è stata originata. questa aggressività dell'Io contro se stesso si chiama sentimento di colpa e si manifesta sotto la forma di un bisogno di punzione."

"l'idealizzazione del gruppo viene pagata con il rischio di violenza verso quelli che sono esterni al gruppo. Essendo negata l'ambivalenza, l'idealizzazione maschera l'odio e la proietta sul nemico o su quelli che non condividono l'ideale dell'Io del gruppo. L'intolleranza è così la conseguenza quasi necessaria della modalità stessa di costituzione dell'identificazione narcisistica gruppale."

I pezzi virgolettati sono presi da:Cento anni di psicoanalisi, D. Bourdin, p 130-136

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